Translation movies: la traduzione al cinema

Nel vasto mondo del cinema, molte storie affrontano argomenti incredibilmente diversi e ricchi di sfumature. Una nicchia che potrebbe sembrare trascurata, ma che in realtà ha avuto un impatto significativo sul grande schermo, è quella dei traduttori e delle traduzioni. Questi film, spesso profondi e intriganti, non solo esplorano la complessità linguistica, ma anche le sfide culturali, personali e politiche che emergono quando si cerca di fare da ponte tra lingue e culture diverse. In questo articolo vi presenteremo dieci film che hanno come protagonista un traduttore o una traduttrice, o che affrontano in qualche modo l’argomento della traduzione. Ogni pellicola offrirà uno sguardo unico su questo affascinante settore.

Il paziente inglese (1996)

Diretto da Anthony Minghella, “Il paziente inglese” è un film drammatico che ruota attorno alle memorie di un gravemente ustionato uomo, conosciuto come “Il paziente inglese”, durante la Seconda Guerra Mondiale. Ralph Fiennes interpreta il protagonista, il conte László Almásy, che è un cartografo e un traduttore. Il film narra le sue esperienze in Nord Africa, la sua passione per Katharine Clifton, interpretata da Kristin Scott Thomas, e la sua connessione con la lingua e le mappe.

Il suo ruolo di traduttore è fondamentale in diverse scene chiave, in particolare quando traduce le iscrizioni antiche e aiuta nella comunicazione tra personaggi di diverse nazionalità. La traduzione, in questo contesto, diventa un mezzo per esplorare e comprendere non solo le culture diverse, ma anche i complessi legami umani e le emozioni.

La lengua de las mariposas (1999)

Il regista spagnolo José Luis Cuerda ci presenta un commovente dramma storico che sottolinea la bellezza e l’importanza dell’educazione e della linguistica. Ambientato nella Spagna rurale poco prima dell’insorgere della Guerra Civile spagnola, il film racconta la storia di un giovane studente, Moncho, e del suo insegnante Don Gregorio. Quest’ultimo introduce Moncho al mondo delle parole, della letteratura e, in particolare, al fascino delle farfalle e al linguaggio specifico utilizzato per descriverle.

Sebbene il film non tratti direttamente di traduzioni nel senso stretto del termine, evidenzia l’importanza delle parole e del linguaggio come mezzi per comprendere e descrivere il mondo che ci circonda. Esso sottolinea come il linguaggio possa non solo informarci, ma anche formarci, plasmando la nostra visione del mondo e influenzando le nostre interazioni con esso.

La delicata relazione tra Moncho e Don Gregorio funge da metafora dell’impatto della conoscenza e dell’educazione in un contesto storico turbolento. Il film offre una riflessione profonda sull’importanza della comunicazione e del linguaggio in tempi di conflitto e incertezza.

Atanarjuat il corridore (2001)

Diretto da Zacharias Kunuk, “Atanarjuat il corridore” è un’opera epica che ha il merito di essere il primo film interamente in lingua inuktitut, una lingua degli Inuit. Ambientato nell’Artico canadese di mille anni fa, racconta una storia tradizionale inuit di amore, tradimento e vendetta.

La trama si sviluppa attorno ad Atanarjuat e Oki, due giovani che competono per l’amore di Atuat. Quando Atanarjuat vince la mano di Atuat, si innesca una serie di eventi tragici che culminano in una delle scene di corsa più memorabili della storia del cinema.

L’importanza di questo film nel contesto delle traduzioni risiede nel suo impegno per la preservazione linguistica e culturale. La decisione di realizzare il film in inuktitut non era solo una scelta artistica, ma anche un modo per celebrare e preservare una lingua e una cultura in pericolo. La traduzione dei sottotitoli in molte altre lingue ha permesso al pubblico internazionale di apprezzare questo capolavoro, mettendo in evidenza il ruolo essenziale che i traduttori svolgono nel rendere accessibili storie così uniche e specifiche a una platea globale.

Windtalkers (2002)

Windtalkers è un film d’azione storico diretto da John Woo, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. La storia ruota intorno al programma militare americano che ha impiegato i Navajo, un gruppo indigeno degli Stati Uniti, come radiotelegrafisti. La loro lingua, comprensibile solo ai Navajo stessi, veniva utilizzata come codice incomprensibile per i nemici giapponesi.

Nicolas Cage interpreta il sergente Joe Enders, incaricato di proteggere Ben Yahzee, un “windtalker” Navajo interpretato da Adam Beach. La trama affronta non solo le intense battaglie del Pacifico, ma anche la sfida di comprendere e rispettare culture diverse in un contesto di guerra.

Il film getta luce sulla potenza delle lingue e sull’importanza della comunicazione in contesti critici. Mentre la traduzione non è l’elemento principale, la lingua Navajo diventa un simbolo di resistenza, unità e ingegnosità. La storia dei “windtalkers” rappresenta un episodio affascinante della storia della guerra, in cui la lingua ha giocato un ruolo cruciale, e ricorda l’importanza della diversità linguistica e culturale, anche nelle circostanze più avverse.

Lost in Translation – L’amore tradotto (2003)

Diretto da Sofia Coppola, “Lost in Translation” è un delicato ritratto di due anime perse a Tokyo, che trovano una connessione inaspettata in mezzo all’alienazione culturale. Bob Harris (Bill Murray), un attore americano in declino, si trova in Giappone per girare uno spot pubblicitario. Charlotte (Scarlett Johansson) è una giovane sposa che accompagna il marito fotografo. Entrambi combattono contro l’isolamento e la barriera linguistica in una città straniera e vivace.

Sebbene la traduzione non sia l’argomento centrale del film, gioca un ruolo cruciale nelle interazioni dei personaggi e nelle situazioni comiche. Scene come quella in cui Bob è sul set dello spot e cerca di capire le istruzioni del regista giapponese attraverso un’interprete che sembra omettere buona parte delle informazioni, mettono in luce le difficoltà e le sfumature perdute nella traduzione. Il titolo stesso del film suggerisce l’idea di sentirsi “persi nella traduzione”, con le sfide della comunicazione interculturale come sfondo essenziale per questa storia di solitudine e connessione.

The Interpreter (2005)

Diretto da Sydney Pollack, “The Interpreter” è un thriller politico che ha come protagonista Nicole Kidman nei panni di Silvia Broome, un’interprete delle Nazioni Unite che accidentalmente ascolta una conversazione riguardante un complotto per assassinare un leader africano. Sean Penn interpreta Tobin Keller, l’agente dei servizi segreti incaricato di investigare la questione.

Il film pone al centro della trama il ruolo dell’interprete. Silvia, nata in un paese africano immaginario e cresciuta bilingue, utilizza le sue competenze linguistiche per lavorare nelle Nazioni Unite. La sua professione la mette in una posizione di estrema vulnerabilità quando diventa sia testimone che potenziale bersaglio a causa delle informazioni che ha sentito.

“The Interpreter” sottolinea la responsabilità e i rischi associati al ruolo di interprete. Nel tentativo di tradurre le parole, gli interpreti possono trovarsi coinvolti in situazioni complesse e potenzialmente pericolose. La storia esplora temi di fiducia, verità e le sfumature etiche della traduzione e interpretazione in contesti politici e di sicurezza. Il film dimostra quanto sia essenziale per un interprete non solo comprendere le parole, ma anche le sfumature e le intenzioni dietro di esse, sottolineando l’importanza e la complessità della professione.

Babel (2006)

Diretto da Alejandro González Iñárritu, “Babel” è un intreccio di quattro storie distinte ambientate in Marocco, Giappone, Messico e Stati Uniti. Il titolo del film fa riferimento alla storia biblica della Torre di Babele, dove la lingua unica dell’umanità viene confusa come punizione per la loro arroganza, dando origine a molteplici lingue e, di conseguenza, a incomprensioni.

La trama del film esplora le difficoltà della comunicazione, sia linguistica che emotiva. Nel Marocco rurale, un incidente con un fucile avvia una serie di eventi che avranno ripercussioni globali. Nel frattempo, a Tokyo, una ragazza sorda cerca di connettersi con il mondo intorno a lei, mentre al confine tra USA e Messico, una tata messicana prende due bambini americani in un viaggio potenzialmente pericoloso.

Il film non tratta direttamente di traduttori professionali, ma il tema della traduzione permea ogni storia. Ogni personaggio affronta sfide nella comprensione e nell’essere compreso. “Babel” dimostra quanto possa essere fragile la comunicazione e quanto le barriere linguistiche e culturali possano avere conseguenze profonde e spesso tragiche nelle vite delle persone.

La traductrice (2006)

“La traductrice” è un film russo diretto da Elena Hazanov. La storia ruota attorno a Irina, una giovane donna russa che vive a Ginevra e lavora come traduttrice. Quando decide di prendersi una pausa dal suo lavoro e dalla sua vita ordinaria, incontra Kostia, un giovane russo appena arrivato in città. I due iniziano una relazione appassionata, ma ben presto Irina si rende conto che Kostia ha molti segreti.

La trama del film si sviluppa attorno ai temi dell’identità, dell’alienazione e del desiderio di connessione. Mentre il ruolo di Irina come traduttrice non è al centro della trama, il suo lavoro simboleggia la sua posizione tra due culture e la sua capacità di navigare tra di esse. Il film esplora la complessità di vivere tra due lingue e culture, sottolineando le sfide e le ricompense dell’essere un ponte tra mondi diversi.

“La traduttrice” offre una riflessione sulla natura dell’amore e della traduzione, suggerendo che entrambi richiedono empatia, comprensione e, talvolta, un tocco di genuinità.

Le vite degli altri (2006)

Sebbene “Le vite degli altri”, diretto da Florian Henckel von Donnersmarck, non sia strettamente incentrato sulla traduzione, è un potente esempio di come la lingua e l’ascolto possano influenzare le vite delle persone. Ambientato nella Germania Est del 1984, il film segue la vita di un agente della Stasi, Wiesler, incaricato di sorvegliare il famoso drammaturgo Georg Dreyman e la sua compagna attrice.

Wiesler, attraverso le sue intercettazioni, diventa un “traduttore” delle vite private degli altri, intraprendendo un viaggio emozionale che lo porta a mettere in discussione il suo ruolo e le rigide direttive del suo stato oppressivo. La sua crescente empatia per le persone che spia lo porta a compiere scelte che avranno profonde ripercussioni per tutti i coinvolti.

Il film esplora le sottili sfumature della lingua, le parole non dette e le verità nascoste. Dimostra come l’atto dell’ascolto possa essere tanto potente quanto la parola stessa e come la comprensione possa portare a un profondo cambiamento. “La vita degli altri” è un promemoria dell’importanza e della responsabilità che comporta l’essere “traduttori” della realtà umana, anche al di fuori del contesto professionale.

Arrival (2016)

Diretto da Denis Villeneuve, “Arrival” non è solo un film di fantascienza, ma è anche profondamente radicato nel campo della linguistica. Amy Adams interpreta il ruolo della Dr. Louise Banks, una linguista esperta chiamata dal governo degli Stati Uniti quando dodici astronavi aliene atterrano in diverse parti del mondo. Il compito di Louise è decifrare e comprendere il linguaggio degli alieni per determinare se la loro presenza rappresenta una minaccia.

La trama sottolinea l’importanza della comunicazione e la sfida della traduzione, in particolare quando due specie cercano di comprendersi reciprocamente per la prima volta. Il film esplora temi profondi come il tempo, la memoria e la connessione, dimostrando che la lingua non è solo un mezzo di comunicazione, ma anche una lente attraverso cui percepiamo e interpretiamo il mondo.

 

La magia del cinema ha sempre avuto la capacità di attraversare confini e barriere culturali, e i film che esplorano il mondo della traduzione ne sono una chiara dimostrazione. Queste pellicole non solo celebrano l’arte e la scienza della traduzione, ma mettono anche in luce l’importanza vitale della comunicazione nel nostro mondo interconnesso.

La figura del traduttore, spesso in bilico tra due mondi, diventa metafora di ponti costruiti e ostacoli superati. Ciascuno dei film menzionati ci ricorda che, nonostante le differenze linguistiche e culturali, i desideri, le paure e le aspirazioni dell’essere umano sono universali.

La traduzione, in tutte le sue forme, ci aiuta a navigare in questo vasto e variegato mosaico di storie umane, ricordandoci l’importanza di ascoltare, comprendere e, soprattutto, connetterci gli uni con gli altri. In un’era di globalizzazione e connettività digitale, il ruolo dei traduttori diventa sempre più cruciale, e il cinema, con la sua potenza narrativa, ci offre uno spaccato prezioso di questo mondo affascinante e complesso.

Avete altre pellicole da proporci sul tema traduzioni, o che abbiano come protagonisti traduttori professionisti, o che tratti del tema traduzioni in senso lato?

Articolo a cura di InnovaLang

PS: una curiosità… Per comporre questo articolo è stato usato ChatGPT4, con il prompt che copincollo qui di seguito. Nonostante abbia fornito ottimi spunti, una lista attendibile e una traccia su cui abbiamo poi impostato l’articolo, si è rivelato pieno di imprecisioni ed errori. Speriamo di averli colti tutti!

Il prompt: “Proponimi un articolo per il blog della mia azienda, che è un’agenzia di traduzioni. Questo articolo tratterà di film che trattano l’argomento “traduzioni”, o che hanno come protagonista un traduttore o una traduttrice. Il tuo articolo sarà strutturato in dodici paragrafi come segue: una introduzione, dieci esempi di tali film, e un paragrafo di conclusioni. i dieci paragrafi che presentano i film dovranno raccontarne la trama e la correlazione con il mondo della traduzione. Ogni paragrafo dovrà consistere di un minimo di 200 parole. Proponimi un paragrafo alla volta, e prima di passare al seguente chiedimi se quello appena proposto va bene, e se puoi continuare con il seguente.”

 

A cura di InnovaLang, agenzia di traduzioni Torino. Mettici alla prova, chiedici un preventivo!

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