Ed ecco un articolo che va contro i nostri interessi… Laddove una lingua comune renderebbe superflua la traduzione! Presentiamo un nuovo progetto di lingua comune, ideata e sviluppata recentemente dall’Ing. Marco de Grandis, che abbiamo il piacere di intervistare qui di seguito.

Ingegner de Grandis, prima di tutto due parole su di lei.

Da sempre convinto europeista, sono stato consigliere nazionale del Movimento Federalista Europeo negli anni Novanta. Sono un ingegnere elettronico appassionato di lingua latina, logica e filosofia. Nel gennaio del 2024 ho pubblicato la prima grammatica dell’Euriziano, una nuova lingua artificiale ausiliaria da me creata con l’intento di fornire una lingua comune europea da affiancare agli idiomi nazionali. Dal 2015 sono Cavaliere di Grazia Magistrale del Sovrano Ordine di Malta.

La complessa situazione geopolitica attuale ha sollevato questioni sul futuro dell’Unione Europea. Lei ritiene che sia necessario un cambiamento radicale per il progetto di integrazione europea. Può spiegarci la sua visione?

Certamente. La crisi ucraina ci ha posto davanti a un bivio: o l’Europa evolve verso una vera Federazione Europea, con un governo unitario, una politica estera comune e una difesa europea, oppure rischiamo un declino irreversibile. In un mondo multipolare, con potenze economiche e militari emergenti come la Cina e la Russia e un’America sempre più protezionista e isolazionista è essenziale che l’Unione Europea diventi una nazione federale coesa per garantire sicurezza e benessere alle generazioni future ed essere padrona del proprio destino.

Secondo lei, quale ruolo gioca la lingua in questo processo di unificazione?

Un ruolo centrale. Una lingua comune è uno dei tratti distintivi di una nazione. Senza di essa, i cittadini europei continueranno a percepirsi come “stranieri” tra loro. Questo è un ostacolo sia alla comunicazione sia alla costruzione di un senso di appartenenza. È fondamentale introdurre una lingua comune da affiancare alle lingue nazionali, per favorire una maggiore coesione sociale e politica. Faccio notare che ho detto “da affiancare” e non “in sostituzione” delle lingue nazionali e minoritarie. La varietà linguistica dell’Europa deve essere tutelata come una ricchezza preziosa.

Ma paesi multilingue come la Svizzera o il Belgio dimostrano che è possibile convivere in una nazione senza avere una lingua comune. Non è così?

Svizzera e Belgio sono eccezioni. La Svizzera, per esempio, ha un forte senso di appartenenza grazie alla sua condivisione della sua lunga storia e dei suoi miti fondanti, e dei valori, nonostante il multilinguismo. Se si considera “indice di mutua comprensione”, di questi paesi inteso come la probabilità che due cittadini qualsiasi presi a caso tra la popolazione si capiscano, è relativamente alto (65% per la Svizzera e l’82% per il Belgio) grazie anche alla diffusione di lingue comuni come il tedesco o il francese, e dell’inglese. L’Unione Europea, invece, è una realtà molto più complessa che ha un “indice di mutua comprensione” molto basso, solo il 22%. Questo rende difficile creare un’identità europea condivisa, specialmente considerando le differenze storiche e culturali tra i suoi popoli. A questo proposito, non dimentichiamo il peso del retaggio delle guerre. L’Europa è composta da popoli che in passato si sono combattuti tra loro aspramente in guerre sanguinose, mentre i popoli dei cantoni svizzeri non solo non si sono mai combattuti, ma sono federati tra loro dal lontano 1291, tanto che la Confederazione Elvetica è uno degli stati più antichi del mondo, così come non ci sono state mai guerre tra le due regioni linguistiche corrispondenti ai valloni e ai fiamminghi in Belgio.

Quindi lei suggerisce l’introduzione di una lingua comune per tutta l’Unione Europea. Che caratteristiche dovrebbe avere questa lingua?

Una possibile lingua comune europea deve a mio avviso soddisfare tre requisiti fondamentali:

  1. Neutralità: non deve corrispondere a nessuna delle lingue nazionali, per evitare conflitti di supremazia culturale.
  2. Identitarietà: deve avere radici culturali riconducibili alla storia europea.
  3. Semplicità: deve essere facile da imparare, con una grammatica essenziale per favorirne la diffusione.

Tengo a sottolineare di nuovo che la lingua comune deve affiancarsi alle lingue locali e non deve sostituirsi ad esse. In definitiva, tutti i cittadini europei in prospettiva dovrebbero diventare bilingui, ossia dovranno essere in grado di parlare, oltre alla propria lingua madre, anche una lingua comune.

Molti hanno proposto l’Esperanto o l’inglese come lingua comune. Lei cosa ne pensa?

L’Esperanto è senza dubbio una lingua straordinaria, ma non ha radici storiche profondamente europee. L’idea di attingere a una pluralità di lingue accentua molto la neutralità dell’Esperanto, ma ne inficia la componente identitaria. In effetti, è stata concepita come una lingua franca internazionale, non come espressione della cultura europea. L’inglese ha certamente il pregio di essere molto diffuso tanto da essere già considerato una lingua franca mondiale, ma presenta il difetto di non essere neutrale perché, nonostante la Brexit, è ancora una lingua ufficiale di due stati membri dell’Unione: Irlanda e Malta.  Una valida alternativa identitaria potrebbe essere il latino, ma la sua complessità grammaticale e sintattica lo rende poco adatto come lingua comune moderna.

Ed è qui che entra in gioco l’Euriziano, il progetto che lei ha sviluppato. Ce ne parli.

L’Euriziano è una lingua pianificata che assume il latino come base, semplificandone grammatica e sintassi. A questa base abbiamo aggiunto elementi dell’Esperanto, opportunamente modificati per includere concetti moderni e attuali che non erano presenti del vocabolario classico latino. L’alfabeto e la fonetica sono sostanzialmente simili al latino classico con la pronuncia “restituta” che è differente dalla pronuncia “ecclesiastica” che abbiamo appreso a scuola. A differenza del latino, sostantivi e aggettivi sono “sine flexione”, ossia sono privi di declinazione dei casi, mentre per i verbi esiste una sola coniugazione semplificata. Inoltre, non esistono verbi irregolari, a parte la forma del presente indicativo del verbo essere che è esattamente quella del latino classico. Con semplici regole, avendo a disposizione solamente un vocabolario di latino e un vocabolario di esperanto è possibile ricavare qualsiasi vocabolo euriziano. L’obiettivo è creare una lingua culturalmente radicata, neutrale e facilmente accessibile, che possa essere insegnata accanto alle lingue nazionali e locali. Ecco quindi che l’Euriziano, per come è stato concepito, avrebbe tutte e tre le caratteristiche che ho enunciato pocanzi: neutralità, identitarietà, semplicità.

Chi volesse apprendere l’Euriziano o avere maggiori informazioni su questa lingua a chi si può rivolgere?

Sul sito internet www.euriziano.eu è possibile reperire tutte le informazioni necessarie; si può scaricare gratuitamente la grammatica (per ora in versione italiana, inglese e francese), si possono trovare esempi di brani famosi tradotti in Euriziano e anche ascoltare audio di brani famosi letti in Euriziano per sentire il tipo di musicalità della lingua.

Quanto tempo sarebbe necessario per introdurre l’Euriziano nelle scuole europee?

Con un periodo preparatorio di circa due anni per formare gli insegnanti, la lingua potrebbe essere integrata nel curriculum scolastico. In due o tre generazioni, credo che potremmo ragionevolmente raggiungere un livello di diffusione tale da garantire un indice di mutua comprensione simile a quello di Svizzera o Belgio.

Un progetto molto ambizioso. Crede che le istituzioni europee siano pronte a discuterne?

L’Unione Europea ha scelto formalmente la via del multilinguismo puro che prevede che tutte le 24 lingue nazionali siano lingue ufficiali allo stesso livello, senza riconoscere una lingua aggiuntiva comune. Occorre però notare che poi la stessa Unione Europea ha stabilito che le lingue “di lavoro” delle istituzioni siano solo le tre lingue più parlate nell’Unione: inglese, tedesco e francese, stabilendo così una gerarchia linguistica che, a mio avviso, contraddice il principio del multilinguismo. In questo modo, si sta di fatto imponendo in maniera più o meno subdola il dominio incontrastato dell’inglese a scapito delle altre lingue europee. Credo che sarebbe importante riaprire il dibattito sul multilinguismo e la lingua comune coinvolgendo le istituzioni europee, nazionali e culturali, ma soprattutto i cittadini europei. Da vecchio federalista sono infatti convinto che solo attraverso una partecipazione democratica e condivisa possiamo creare un’Europa più unita, forte e consapevole del proprio destino comune. Si tratta certamente di un progetto ambizioso e complesso, ma se i principi e le ragioni che ne sono alla base saranno conosciuti e condivisi da ampi strati della popolazione europea, si potrà sperare che anche questa che oggi appare come una utopia possa diventare realtà in un futuro non troppo lontano.

Grazie, e auguri per questa lodevole iniziativa!

Articolo a cura di InnovaLang, agenzia di traduzioni Torino e Cagliari.

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