La traduzione multilingue: una testimonianza dal settore della traduzione brevettuale in Europa

Federico Perotto
Synergies Italie nĀ° 9 – 2013 pp. 153-162

La traduzione multilingue: una testimonianza dal settore della traduzione brevettuale in Europa Federico Perotto

La traduzione multilingue: una testimonianza dal settore della traduzione brevettuale in Europa

Riassunto : Allā€™interno dellā€™Unione europea si continueraĢ€ a praticare il multilinguismo integrale, si passeraĢ€ a un regime di multilinguismo limitato, o si finiraĢ€ in un monolinguismo fondato sulla lingua inglese? I dibattiti che si sono aperti nei Parlamenti al momento della ratifica del protocollo di Londra nel primo decennio di questo secolo, e che dal 2010 hanno riacceso la passione per la difesa di lingue importanti e tuttavia considerate di secondo piano quali lā€™Italiano e lo Spagnolo, hanno avuto il merito di far uscire la traduzione brevettuale dallā€™ambito degli addetti ai lavori in cui era confinata, facendone un esempio significativo del contrasto fra multilinguismo integrale, multilinguismo limitato e monolinguismo basato sullā€™inglese.

Parole chiave: Multilinguismo, Traduzione, Brevetto

La traduction multilingue: un teĢmoignage du secteur de la traduction des brevets dā€™invention en Europe

ReĢsumeĢ : Dans lā€™Union EuropeĢenne, continuera-t-on la pratique du multilinguisme inteĢgral ou ira-t-on vers un multilinguisme partiel, ou encore aboutira-t-on au monolinguisme fondeĢ sur lā€™anglais ? Les deĢbats ouverts dans les Parlements des pays adheĢrents, alors que le protocole de Londres a eĢteĢ ratifieĢ, ont relanceĢ la deĢfense passionneĢe de langues comme lā€™italien et lā€™espagnol, deĢsormais consideĢreĢes mineures. De plus, ces deĢbats ont eu le meĢrite de faire sortir la question de la traduction des brevets du milieu des experts et dā€™en faire un cas exemplaire du contraste entre multilinguisme inteĢgral, multilinguisme partiel et monolinguisme fondeĢ sur lā€™anglais.

Mots-cleĢs : Multilinguisme, Traduction, Brevet

Multilingual translation: an account from the patent translation sector in Europe

Abstract: What will happen in the European Union? Will multilingualism be still practiced or will it be limited to some languages? Or maybe, will multilingualism turn to English-based monolingualism? The debates which took place during the ratification of the London protocol in the first decade of this century, and which have led to the defense of important language such as Spanish and Italian since the year 2010, have changed the way patent translation is dealt by making it a meaningful example of the contrast between integral multilingualism, limited multilingualism and English-based monolingualism.

Keywords: Multilingualism, Translation, Patent

Un argomento di attualitaĢ€

Una volta invitato come relatore al Convegno Ā«Il plurilinguismo in azienda: una sfida per il futuroĀ» mi sono chiesto perchĆ© fosse stato scelto questo argomento, come campione della traduzione in ambito imprenditoriale, industriale, produttivo. La risposta che ho elaborato eĢ€ piuttosto articolata, ma coerente con gli obbiettivi di questa eccellente iniziativa: percheĢ eĢ€ un argomento di estrema attualitaĢ€, paradigmatico di un rapporto intenso e quotidiano tra plurilinguismo e realtaĢ€ delle PMI (Piccole e Medie Imprese, anche note internazionalmente sotto la sigla SME ā€“ Small and Medium Enterprises), molte delle quali fondano la propria attivitaĢ€ su intangible assets quali la proprietaĢ€ intellettuale/industriale e i diritti su brevetti, marchi e design.

Inoltre, la traduzione brevettuale eĢ€ investita piuĢ€ di qualsiasi altro campo traduttologico da tre ordini di dibattiti sviluppatisi negli ultimi anni. Citando Fabrizio Megale, dalla premessa a La traduzione brevettuale (Perotto, 2008:9):

  1. la scelta politica se continuare, nei diversi ambiti della UE, a praticare il multilinguismo integrale o se passare ad un regime di multilinguismo limitato e persino, in alcuni campi specifici, a un monolinguismo fondato sulla lingua inglese;
  2. il rapporto fra traduzione tecnica e traduzione giuridica, poicheĢ la traduzione brevettuale si trova alla confluenza di entrambe ed eĢ€ emblematica della permeabilitaĢ€ fra discipline tipica del nostro tempo;
  3. lā€™affermazione dellā€™inglese come lingua franca del diritto, ma non giaĢ€ dellā€™inglese giuridico britannico o americano, bensiĢ€ dellā€™inglese Ā«lingua neutraĀ» o Ā«lingua mistaĀ» svincolata dagli ordinamenti nazionali di origine.


I documenti brevettuali

La documentazione brevettuale esiste intorno al suo tema centrale, ovvero lā€™invenzione, e consiste nei documenti che vanno depositati presso lā€™ufficio competente per ottenere la concessione del brevetto. Una parte di tali documenti eĢ€ destinata allā€™individuazione dellā€™invenzione (c.d. Ā«descrizioneĀ», costituente in genere il 90% del documento, in termini di parole complessive) e unā€™altra parte alla precisazione dei connotati inventivi per i quali si richiede protezione giuridica (c.d. Ā«rivendicazioniĀ», costituenti circa il 10% del documento). Ne segue che le rivendicazioni, in connessione con la descrizione, identificano lā€™invenzione oggetto della tutela e delimitano lā€™ambito di protezione del brevetto, rendendo palese ai terzi quali attivitaĢ€ ricadono nellā€™ambito della tutela brevettuale e sono pertanto illecite.

Per poter essere depositata in sede europea (assumendo status di Ā«brevetto europeoĀ»), vale a dire presso lā€™agenzia non governativa EPO (European Patent Office, anche UEB: Ufficio Europeo dei Brevetti) una domanda di brevetto deve disporre di una versione della descrizione in una lingua a scelta fra inglese, francese e tedesco; le rivendicazioni vanno peroĢ€ pubblicate in tutte e tre queste lingue. DopodicheĢ, per ottenere copertura nei singoli stati, fino al 2008, erano necessarie in tutta la CEE le versioni tradotte nelle singole lingue nazionali.


I costi della traduzione brevettuale

I costi della traduzione delle domande di brevetto sono elevati; eĢ€ assai piuĢ€ dispendioso brevettare unā€™invenzione in Europa rispetto agli Stati Uniti o in Giappone. La traduzione qui costituirebbe, secondo alcuni, un ostacolo alla ricerca, allo sviluppo e allā€™innovazione.

Per risolvere questo problema, nel Libro verde sul brevetto comunitario e sul sistema dei brevetti in Europa ā€“ promuovere lā€™innovazione tramite il brevetto (1), presentato dalla Commissione nel 1997, sono state sintetizzate le soluzioni proposte:

  • una prima possibilitaĢ€ eĢ€ prospettata nella versione originale della Convenzione di Lussemburgo del 1975, che consiste nel limitare la traduzione alle rivendicazioni del brevetto, da depositare allā€™atto del rilascio del brevetto o poco piuĢ€ tardi, lasciando a ogni Stato contraente la possibilitaĢ€ di chiedere una traduzione del fascicolo del brevetto;
  • una seconda soluzione era stata discussa nellā€™ambito della Conferenza di revisione della Convenzione di Lussemburgo nel 1989, riscuotendo un consenso piuttosto ampio: permaneva la condizione della traduzione del fascicolo completo, ma, nel caso in cui non fosse stata depositata la traduzione in una o piuĢ€ lingue, lā€™unica conseguenza sarebbe stata che il brevetto non avrebbe prodotto i suoi effetti nello Stato membro o negli Stati membri interessati e non la decadenza del brevetto comunitario;
  • una terza soluzione possibile in materia di riduzione dei costi di traduzione era la soluzione Ā«globaleĀ» elaborata dallā€™EPO.

Questa conteneva tre elementi fondamentali:

  1. la pubblicazione, contestualmente a quella della domanda o il piuĢ€ presto possibile dopo questa, di una sintesi Ā«accurataĀ» nella lingua procedurale e, successivamente, la traduzione di questa sintesi in tutte le lingue degli Stati membri;
  2. la traduzione delle sole rivendicazioni, allā€™atto del rilascio del brevetto;
  3. la traduzione di tutto il fascicolo del brevetto a fronte di qualsiasi azione intentata dal titolare per far valere i diritti derivanti dal brevetto.

Le prime proposte di brevetto comunitario

Il 3 marzo 2003 eĢ€ stato quindi raggiunto un accordo sul Brevetto Comunitario mirato a ridurre drasticamente i costi di traduzione dei brevetti in Europa (2). Tale accordo si basa su una proposta di compromesso che teneva in considerazione alcuni elementi del dibattito oggigiorno di stringente attualitaĢ€ circa lā€™alto costo del brevetto in Europa, la copertura del brevetto nei Paesi Europei, e la certezza del diritto per controversie riguardanti i brevetti.

Il Brevetto Comunitario darebbe agli inventori la possibilitaĢ€ di ottenere, con una sola richiesta, un singolo brevetto legalmente valido in tutta lā€™UE a un costo decisamente inferiore rispetto a quello attuale. La riduzione dei costi sarebbe raggiunta principalmente attraverso la riduzione delle lingue ammesse e delle traduzioni. Il regime linguistico del Brevetto Comunitario previsto vede il dominio delle lingue ufficiali dellā€™EPO, cioeĢ€ inglese, francese e tedesco. Le domande, quindi, per essere ammesse, dovranno essere redatte in una di queste lingue.

Con la creazione del brevetto comunitario, a differenza del brevetto europeo, si intende dare agli inventori la possibilitaĢ€ di ottenere un brevetto unico giuridicamente e automaticamente valido in tutta lā€™Unione Europea. I vantaggi derivanti da questo sistema sarebbero i seguenti:

  • una gestione dei diritti molto piuĢ€ facile, priva del passaggio attraverso una fase nazionale, con conseguenti ulteriori riduzioni di spese;
  • il sistema consentirebbe di evitare il moltiplicarsi delle azioni in materia di contraffazione in ogni Stato membro, poicheĢ lā€™attore potrebbe concentrare le sue azioni nel luogo in cui eĢ€ domiciliato il convenuto;
  • con lā€™istituzione di un organo giurisdizionale centrale, competente a pronunciarsi sullā€™interpretazione e sulla validitaĢ€ del brevetto comunitario, si garantirebbe una maggiore certezza giuridica;
  • una riduzione sostanziale dei costi di brevetto, in particolare di quelli legati alla traduzione e al deposito.

La proposta del 2003 prevedeva la possibilitaĢ€ di presentare la propria domanda di brevetto comunitario nella lingua nazionale, traducendola in seguito in una sola delle lingue ufficiali dellā€™EPO. Le rivendicazioni, invece, dovranno essere necessariamente tradotte nelle varie lingue nazionali al fine di convalidarne la tutela giuridica. In tale sede eĢ€ stato inoltre stabilito che, a partire dal 2010 (nelle intenzioni del Consiglio), le controversie relative ai brevetti comunitari sarebbero dovute essere esaminate in primo grado dinanzi ad una camera giurisdizionale unica istituita con decisione del Consiglio e denominata Tribunale del brevetto comunitario associata al Tribunale di Primo Grado delle ComunitaĢ€ europee, delegittimando i tribunali nazionali in materia di proprietaĢ€ industriale/ intellettuale.

Questo progetto eĢ€ stato riproposto con forza alcuni anni dopo; nel frattempo eĢ€ balzato agli onori della cronaca e della brevettualitaĢ€ europea un altro accordo, veicolato e sollecitato con decisione dallā€™EPO: il Protocollo di Londra.


Il Protocollo di Londra

La conferenza governativa degli Stati contraenti dellā€™Organizzazione europea dei brevetti sulla riforma del sistema europeo dei brevetti (Parigi 24-25 giugno 1999) ha nominato i due gruppi di lavoro Ā«Regolamento delle controversieĀ» e Ā«Riduzione dei costiĀ», questā€™ultimo con il mandato di sottoporre al governo degli stati contraenti un rapporto dimostrante la possibilitaĢ€ di abbassare di circa il 50% i costi risultanti dalle traduzioni dei brevetti europei nelle relative lingue nazionali. Questo gruppo di lavoro ha elaborato una proposta dā€™accordo sullā€™applicazione dellā€™articolo 65 della CBE (Convenzione sul Brevetto Europeo). Ai termini di questā€™accordo, tutti gli Stati aventi come lingua ufficiale una delle tre lingue ufficiali dellā€™EPO rinunciano al loro diritto di esigere, secondo lā€™articolo 65 della CBE, una traduzione dei brevetti europei nella loro lingua. Lā€™esigenza formulata allā€™articolo 14 della CBE, secondo la quale le rivendicazioni devono essere tradotte nelle tre lingue ufficiali dellā€™EPO, eĢ€ mantenuta. Dā€™altra parte, se uno Stato contraente non ha nessuna lingua ufficiale in comune con lā€™EPO, esso conserva il diritto di esigere una traduzione delle rivendicazioni in una delle sue lingue ufficiali. Rinuncia peroĢ€ ad esigere una traduzione integrale dellā€™intero fascicolo (riassunto e descrizione) del brevetto europeo in una delle sue lingue ufficiali, se questā€™ultimo eĢ€ stato rilasciato in una delle lingue dellā€™EPO che avraĢ€ precedentemente designata, oppure se eĢ€ stato tradotto in questa lingua. Ogni Stato conserva inoltre il diritto di esigere che, in caso di controversia, il titolare fornisca a proprie spese una traduzione completa del brevetto europeo.

Tali regole sono state formalizzate in un documento denominato Protocollo di Londra (London Agreement, ottobre 2000), entrato in vigore il 1Ā° maggio 2008 presso i tredici paesi che lā€™hanno ratificato, tra cui i tre Stati nei quali eĢ€ stato registrato il maggior numero di brevetti europei nel corso del 1999 (Germania, Francia, Regno Unito). Questo protocollo non solo intende portare a una massiccia riduzione dei costi di traduzione, ma implica anche che i brevetti europei rilasciati in lingua inglese avranno effetto pure in Svizzera bencheĢ non tradotti in nessuna delle sue lingue ufficiali.

Il Parlamento italiano non ha ratificato il Protocollo di Londra, ma le pressioni per una sua implementazione sono notevoli. Leggiamo da documentazione Confindustria (Roma, 1 febbraio 2007) (3):

Per quanto riguarda il regime linguistico, Confindustria sostiene da tempo la necessitaĢ€ di limitare il numero delle lingue ufficiali per abbattere i costi di brevettazione e, come obiettivo finale, di adottare la lingua inglese quale unica lingua, con gli evidenti benefici che ne conseguirebbero quanto ai costi, alla certezza, alla validitaĢ€ e alla rapiditaĢ€ dei processi decisionali. In questa ottica, considerata lā€™esigenza di adottare in tempi ragionevoli un sistema di tutela giurisdizionale quanto piuĢ€ possibile unitario, lā€™industria italiana aderirebbe alla proposta, contenuta nel Protocollo di Londra, di un regime basato sulle tre lingue ufficiali di EPO (domanda di brevetto in una delle tre lingue EPO e traduzione delle rivendicazioni nelle altre due lingue). Tali considerazioni ci spingono, in questa fase, a sostenere una rapida approvazione di EPLA (European Patent Litigation Agreement) e del Protocollo di Londra sul regime linguistico, costituendo essi il primo passo concreto nella direzione dellā€™istituzione di un brevetto comunitario.

Tuttavia, anche se le pressioni per una riduzione dei costi sulle traduzioni sono molto forti e la prevalenza della lingua inglese nei settori scientifici e tecnologici eĢ€ un dato oggettivo, attualmente per poter depositare una domanda di brevetto in Italia eĢ€ ancora necessaria una sua versione integrale in lingua italiana. Il Protocollo di Londra eĢ€ opzionale: gli Stati europei saranno liberi di applicarlo oppure no.

La Francia, un paese anglofilo?

In Francia centinaia di traduttori hanno perso parzialmente o totalmente il lavoro, a causa della ratifica di questo protocollo. Riportiamo la testimonianza diretta tratta da una petizione online raccolta dal sito www.lapetition.be nel mese di maggio 2008:

Le protocole de Londres est un traiteĢ qui vise aĢ€ supprimer la traduction des brevets dā€™invention. Il a eĢteĢ signeĢ, en 2001, par une majoriteĢ de pays de lā€™Europe du Nord, mais la plupart des pays latins (Espagne, Portugal, Italie, GreĢ€ce) et lā€™Autriche, entre autres, ont refuseĢ de le signer.

AĢ€ lā€™origine, quelques multinationales francĢ§aises, appuyeĢes par la direction du MEDEF (et non la totaliteĢ du MEDEF), ont exerceĢ une pression sur les divers gouvernements successifs, relayant une exigence formuleĢe, il y a une dizaine dā€™anneĢes, par lā€™Office ameĢricain des brevets qui avait deĢclareĢ Ā« Il faut que le monde entier comprenne que lā€™anglais est LA langue en matieĢ€re de proprieĢteĢ industrielle Ā». […] Le but annonceĢ eĢtait de reĢduire les couĢ‚ts de deĢpoĢ‚t dā€™un brevet europeĢen pour augmenter le nombre de deĢpoĢ‚ts nationaux, le but avoueĢ eĢtant tout simplement que ces multinationales reĢalisent une eĢconomie substantielle.

Des institutions (AcadeĢmie francĢ§aise, AcadeĢmie des sciences morales et politiques, DeĢleĢgation geĢneĢrale aĢ€ la langue francĢ§aise, etc.), des professionnels (Compagnie des conseils en proprieĢteĢ industrielle, Association des professionnels de la traduction des brevets dā€™invention, Association des informaticiens de langue francĢ§aise, SocieĢteĢ francĢ§aise des traducteurs, etc.), des associations de deĢfense de la langue francĢ§aise (DeĢfense de la langue francĢ§aise, Avenir de la langue francĢ§aise, etc.) et de nombreux parlementaires, en juin 2001, ont exprimeĢ des avis deĢfavorables et ont souligneĢ les dangers de ce traiteĢ. Cependant, aĢ€ lā€™issue dā€™une Ā« mission de concertation Ā», qui nā€™avait dā€™autre objectif que dā€™enteĢriner une deĢcision prise aĢ€ lā€™avance, le gouvernement francĢ§ais a signeĢ le protocole de Londres, acceptant ainsi lā€™heĢgeĢmonie de lā€™anglo-ameĢricain en matieĢ€re de proprieĢteĢ industrielle.

Le protocole de Londres enteĢrinerait deĢfinitivement la mort de la diversiteĢ culturelle et linguistique qui a fait (et qui fait encore, mais pour combien de temps?) la richesse de lā€™Europe. Le langage scientifique francĢ§ais, qui est actuellement treĢ€s en pointe dans les divers domaines techniques, disparaiĢ‚trait aĢ€ terme. En effet, une invention ayant, par deĢfinition, un caracteĢ€re novateur, le brevet qui est destineĢ aĢ€ la proteĢger contient presque toujours des mots nouveaux. Renoncer aĢ€ la traduction des brevets dā€™invention consisterait aĢ€ consacrer deĢfinitivement lā€™enrichissement exclusif de lā€™anglo-ameĢricain et aĢ€ accepter lā€™appauvrissement des autres langues europeĢennes. Une langue qui nā€™eĢvolue plus au rythme du progreĢ€s technique et scientifique est une langue qui se meurt. Un pays qui traite de lā€™usage de sa langue en termes de rentabiliteĢ est un pays qui a deĢjaĢ€ renonceĢ aĢ€ sa culture. En ne ratifiant pas le protocole de Londres, la France pourrait sā€™enorgueillir dā€™avoir contribueĢ aĢ€ la sauvegarde et aĢ€ la promotion dā€™un vrai plurilinguisme europeĢen et aĢ€ la construction dā€™une Europe des citoyens qui pourraient avoir acceĢ€s aux informations dans leur langue maternelle.

Poche settimane dopo, la Francia ha ratificato il Protocollo di Londra.


Il brevetto comunitario oggi

Nel 2010, la Commissione Europea ha riproposto il brevetto comunitario con alcune varianti rispetto a quanto giaĢ€ presentato nel 2003, stabilendo che i Brevetti UE vengano direttamente esaminati e concessi in una delle lingue ufficiali dellā€™EPO, ovvero francese, inglese o tedesco. Il brevetto concesso verraĢ€ pubblicato nella stessa lingua, che saraĢ€ considerata la lingua legalmente vincolante. La pubblicazione comprenderaĢ€ la traduzione delle rivendicazioni nelle altre due lingue ufficiali dellā€™EPO e al titolare del brevetto non verranno richieste traduzioni nelle altre lingue tranne nel caso in cui sorga una controversia legale in merito al Brevetto UE. In questo caso, il titolare del brevetto potrebbe dover presentare altre traduzioni a proprie spese. Nel 2011, il brevetto comunitario eĢ€ stato di fatto imposto ai Paesi dellā€™Unione Europea tramite lā€™istituto della cooperazione rafforzata, raccogliendo lā€™adesione di 25 governi su 27, con la sola opposizione di Italia e Spagna.

Per concludere, propongo al lettore quattro elementi di riflessione rispetto al Protocollo di Londra e al Brevetto Comunitario, cosiĢ€ da lasciare alcuni motivi di dubitare circa opportunitaĢ€ ed equitaĢ€ di tali strumenti, per come sono proposti oggi.


Quanto influiscono i costi di traduzione?

La prima riflessione eĢ€ che la causa principale della scarsa concorrenzialitaĢ€ del sistema europeo non sono le traduzioni. Tuttavia, queste incidono notevolmente, stando alle stime convalidate dallā€™EPO.

Cā€™eĢ€ un particolare che nella documentazione EPO viene citato strumentalmente e senza il dovuto risalto: per avallare e sostenere la campagna che ha portato allā€™adozione del Protocollo di Londra e che attualmente supporta pesantemente il Brevetto Comunitario, lā€™EPO indica il costo medio della traduzione di una pagina a 85 euro: una cifra che fa sognare e rabbrividire gli addetti ai lavori nel mondo reale, che evidentemente eĢ€ diverso dal magico mondo EPO in cui i traduttori si arricchiscono lavorando potenzialmente poco…

A livello di agenzia di traduzioni operante con i piuĢ€ elevati standard di qualitaĢ€, il costo medio della traduzione a pagina in ambiente brevettuale non arriva a 20 euro. Ne consegue necessariamente che i dati riportati dallā€™EPO sono falsi o quantomeno contaminati e che pertanto lā€™informazione eĢ€ stata eccessivamente sbilanciata per dare impulso al processo decisionale che ha portato allā€™adozione del Protocollo di Londra, oppure che gli intermediari fra il lavoro di traduzione e lā€™EPO ā€“ tipicamente uffici legali specializzati in proprietaĢ€ industriale ā€“ applicano un mark-up (margine di guadagno) intorno al 350% sul lavoro dei traduttori. Ebbene, in questo caso i costi che rendono non concorrenziale il sistema multilingue europeo non sarebbero dovuti alla traduzione, ma alla speculazione sul lavoro di traduzione.

Il parere inascoltato della Corte di Giustizia

La seconda riflessione: in uno stato (inteso come condizione, non come nazione, se non in senso paneuropeo) di diritto, il parere espresso formalmente dalla Corte di Giustizia dellā€™Unione Europea dovrebbe essere legge ā€“ o quantomeno direzione da seguire obbligatoriamente.

Il 3 febbraio 2011 tale ente ha sentenziato che eĢ€ discriminatorio pubblicare solo in tedesco, inglese e francese un bando di assunzione per i giovani di tutti i 27 Paesi UE che vogliano appunto lavorare nelle istituzioni europee, fornendo pertanto una chiara indicazione agli artefici del Brevetto Comunitario (4).

Poco piuĢ€ di un mese dopo (Parere 1/09, 8 marzo 2011), lo stesso ente si eĢ€ espresso negativamente nei confronti della creazione di un tribunale europeo e comunitario dei brevetti. Tale parere eĢ€ vincolante: uno stato membro, il Parlamento europeo, il Consiglio o la Commissione possono richiedere il parere della Corte di giustizia sulla compatibilitaĢ€ di un accordo previsto con i trattati. In caso negativo, lā€™accordo non puoĢ€ entrare in vigore, salvo modifica di questā€™ultimo o revisione dei trattati (5). Questi pareri si basano su uno degli atti fondanti dellā€™Unione Europea: il diritto inalienabile di ognuno dei suoi cittadini ad esprimere le proprie idee ed emozioni nella propria lingua nazionale. Idee, quindi brevetti.


La forzatura della cooperazione rafforzata

La terza riflessione: ha destato scalpore la decisione di ricorrere allā€™istituto della cooperazione rafforzata per imporre lā€™avvio procedurale verso il Brevetto Comunitario. Si dovrebbe trattare di uno strumento da adottare soltanto in via eccezionale, laddove strategicamente necessario per ovviare al requisito dellā€™unanimitaĢ€: eppure siamo giaĢ€ al suo quarto utilizzo, dopo le deroghe che ha permesso su adozione dellā€™Euro, accordi di Schengen e pareggio di bilancio.


La comunicazione deviata

Quarta riflessione: quando un ā€˜potere forteā€™ intende imporre una propria decisione alla pubblica opinione, e teme (o sa) che, se correttamente informata, la pubblica opinione vi si opporrebbe, sovente applica una tecnica di comunicazione deviata (dis)informando mediante incompetenza e Ā«confusione mediaticaĀ», cosiĢ€ da tenere basse capacitaĢ€ critica e soglia di attenzione sulla questione aperta, e da fornire messaggi contraddittori e apparentemente disgiunti fra loro in relazione alla questione stessa, scollando significati e significanti e generando una nebbia in cui il pubblico si perde e finisce per perdere interesse ed attenzione. Purtroppo di questi disservizi sono colme le pagine dei giornali e i servizi dei telegiornali, e hanno riguardato anche lā€™argomento ā€˜traduzione brevettualeā€™, laddove ormai da anni si parla indistintamente di Brevetto Europeo e Brevetto Comunitario senza le dovute distinzioni e senza fornire dati esatti, neutrali e di semplice lettura su un settore strategico per la tenuta e la crescita del ā€˜Sistema Europaā€™ qual eĢ€, di fatto, quello della proprietaĢ€ industriale.

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Bibliografia

Borello, E. 1999. Ā«La traduzione brevettuale: aspetti linguistici e glottodidatticiĀ». Quaderni del Dipartimenti di Linguistica ā€“ UniversitaĢ€ di Firenze 9 (1998/99), 1-12.
Costa, C., Baldini, C., Plebani, R. 2003. Guida Pratica Ā«Marchi, brevetti, know-how e licensingĀ». Milano: Centro Estero Camere Commercio Lombarde.
Ghidini, G., Hassan, S. 1990. Biotecnologie, novitaĢ€ vegetali e brevetti. Milano: GiuffreĢ€.
Newmark P. 1988. La traduzione: problemi e metodi. Teoria e pratica di un lavoro difficile e di incompresa responsabilitaĢ€. Milano: Garzanti.
Perotto, F. 2008. La traduzione brevettuale. Roma: Aracne.
Perotto, F. 2009. Ā«Lingue in trincea: il mercato della traduzione brevettuale in EuropaĀ». Education et SocieĢteĢs Plurilingues, nĀ° 26, pp. 83-90.


Siti istituzionali

EPO: http://www.european-patent-office.org/index.htm
WIPO/OMPI: http://www.wipo.org/

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Documentazione consultabile online

Libro verde sul brevetto comunitario e sul sistema dei brevetti in Europa. http://europa.eu/documents/comm/green_papers/pdf/com97_314_it.pdf
Parere della Corte Europea circa lā€™istituzione di un tribunale unico in materia di brevetti.http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:62009CV0001:IT:HTML
Proposta di decisione del Consiglio che istituisce il Tribunale del brevetto comunitario e disciplina i ricorsi in appello dinanzi al Tribunale di primo grado. http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52003PC0828:IT:HTML

Note

  1. http://europa.eu/documents/comm/green_papers/pdf/com97_314_it.pdf
  2. http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52003PC0828:IT:HTML
  3. http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:62009CV0001:IT:HTML