Gli errori di traduzione

Agenzia Formativa tuttoEUROPA – a.f. 2017-2018
Corso di traduzione specializzata – Indirizzo tecnico-scientifico
Autore: Davide COSTANTINO

 

Gli errori di traduzione - Davide COSTANTINO

INTRODUZIONE

Alcuni errori di traduzione sono facili da individuare e a volte esilaranti, come gli errori partoriti dai sistemi di traduzione automatica. Altri invece si celano da millenni nei testi più celebri al mondo e sono giunti fino a noi passando dalle antiche pergamene, ai libri, al web. Altri ancora possono addirittura portare al fallimento di costose e complesse missioni spaziali. Dopo una breve disamina iniziale di alcuni esempi di errori celebri e un cenno agli errori derivanti dall’utilizzo di motori di traduzione automatica, il presente elaborato si concentra su alcuni aspetti che riguardano più da vicino il mondo della traduzione specializzata: la classificazione degli errori di traduzione, la qualità e la responsabilità del traduttore.

1. ERRORI DI TRADUZIONE CELEBRI

1.1. Il “cammello” biblico

Il famoso detto biblico “è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio” (Mt 19,24 – Bibbia CEI) secondo alcuni studiosi sarebbe al centro di un clamoroso errore di traduzione. Il messaggio del passo in questione è palese: per accedere al regno dei celi occorre rinunciare alle ricchezze materiali. Il paragone adottato invece appare alquanto surreale e iperbolico. Secondo alcuni esperti, in fase di traduzione della Bibbia dal greco al latino ai tempi forse di San Girolamo, un traduttore avrebbe confuso la parola greca kamilos (“grossa fune”, “gomena”) con un’altra parola greca molto simile: kamelos (“cammello”). Secondo altri esperti invece l’equivoco sarebbe sorto tra le parole aramaiche gamta “filo robusto” e gamla “cammello” (Capuano, 2013).

In entrambi i casi il riferimento a una fune o a una gomena renderebbe l’analogia meno astrusa e più coerente con il contesto: gli apostoli di Gesù infatti erano essenzialmente dei marinai e dei pescatori e quindi una tale immagine sarebbe stata particolarmente efficace a livello comunicativo. La Chiesa Cattolica nega quest’interpretazione rivendicando la forza paradossale del messaggio evangelico. Sebbene in questo caso la teoria dell’errore di traduzione non sia comunemente accettata, il dibattito che ne è scaturito è di sicuro interesse.

1.2. Il “cavallo” di Troia

L’episodio del cavallo di Troia è uno dei più conosciuti fra quelli appartenenti alla mitologia greco-romana e dei più radicati nell’immaginario collettivo. Tale episodio viene citato nell’Odissea e ripreso più ampiamente da Virgilio nell’Eneide. Già in epoca antica tuttavia alcuni autori, come Pausania il Perigeta (II sec. d.C.), misero in dubbio la leggenda del “cavallo”, suggerendo che potesse trattarsi piuttosto di una macchina da guerra. Sulla scorta di tale interpretazione, storici moderni hanno ipotizzato che la macchina da guerra in questione potesse configurarsi come un ariete d’assedio a forma di cavallo. Altri storici hanno invece sostenuto la teoria secondo cui il cavallo rappresentasse in realtà su un piano metaforico un terremoto che avrebbe danneggiato le mura della città favorendo di fatto l’ingresso delle truppe nemiche. Secondo una recente ipotesi avanzata dall’archeologo navale Francesco Tiboni, il celebre manufatto non avrebbe avuto le fattezze di un cavallo, bensì di un’imbarcazione. Alla base dell’equivoco vi sarebbe l’errata traduzione del termine greco hippos, interpretato come “cavallo”, mentre in realtà si tratterebbe di un’imbarcazione fenicia conosciuta in epoca omerica (ossia intorno all’VIII sec. a.C.) con il nome di hippos in quanto dotata a prua di una decorazione lignea a forma di testa equina. Pare che già in epoca post-omerica (intorno al VII sec. a.C.) il termine hippos fosse stato male interpretato dai greci stessi e a quest’epoca risalirebbe la tradizione del “cavallo di Troia”, consolidatasi ulteriormente in seguito grazie all’opera di Virgilio.

Tiboni nella sua approfondita analisi sottolinea come l’Odissea, e in particolare l’episodio dell’inganno del cavallo, sia intrisa di terminologia navale e come il suo autore possa essere considerato un esperto in materia. L’utilizzo del termine hippos nel significato di imbarcazione sarebbe quindi coerente con la cultura marinaresca dell’autore dell’opera. Inoltre lo studioso ricorda che, secondo una prassi comune all’epoca, alla fine di una guerra o l’esercito sconfitto era solito offrire un tributo alle divinità della parte vincitrice e che spesso questo tributo consisteva in una nave carica di doni. In questo caso sarebbe stata fabbricata una nave di foggia fenicia, per evitare che una nave greca diventasse il simbolo di una resa, per fittizia che fosse.

Dal punto di vista traduttologico quindi il passo dell’Odissea in cui si descrive la costruzione dell’hippos potrebbe essere estrapolato dal contesto dell’opera e considerato come un testo quasi specialistico, al pari di altri passi del poema epico in cui il linguaggio tecnico di stampo navale è preponderante (ad es. il passo in cui vengono elencati i vari tipi di imbarcazioni greche e quello in cui viene raccontato l’episodio della costruzione di una zattera da parte di Ulisse). In quest’ottica il testo in questione, redatto da un “esperto nella tecnica”, avrebbe tratto in inganno i vari traduttori non specialistici che nel tempo si sono cimentati con la sua trasposizione in altre lingue e prima di tutti i poeti post-omerici che tramandarono le sue opere.

hippos fenicio

Un hippos fenicio dal rilievo di Kohrsabad (Fonte: La Stampa, 2017)

1.3. La missione spaziale Mars Climate Orbiter

Mars Climate Orbiter era il nome di una sonda spaziale americana destinata all’esplorazione del pianeta Marte e facente parte della coppia di sonde del programma Mars Surveyor, assieme al Mars Polar Lander. Le due sonde furono lanciate rispettivamente nel dicembre 1998 e nel gennaio 1999 e andarono entrambe distrutte, decretando il fallimento della missione. In particolare, la sonda Mars Climate Orbiter il 23 settembre 1999, dopo mesi di navigazione, effettuò una breve accensione del motore principale per inserirsi nell’orbita marziana. Tuttavia, invece di stabilizzarsi alla quota prevista di 140-150 km dalla superficie del pianeta, scese fino alla quota di 57 km e le forti sollecitazioni provocate dal contatto l’atmosfera di Marte ne causarono la distruzione. Venne istituita un’apposita commissione allo scopo di identificare le cause del disastro e in poche settimane i tecnici scoprirono che la distruzione della sonda era dovuta a un banalissimo errore umano: nessuno si era accorto che il software utilizzato dal centro di controllo sulla Terra, a causa di un aggiornamento errato da parte dei programmatori, aveva calcolato e trasmesso i dati per la correzione della traiettoria servendosi di unità di misura basate sul sistema imperiale britannico (lbf/s), anziché sul sistema metrico decimale (N/s). Questa piccola svista ebbe per l’agenzia spaziale americana un costo di 328 milioni di dollari.

Sul sito internet della NASA a proposito della missione si legge: “the Mars Climate Orbiter was unsuccessful due to a navigation error caused by a failure to translate English units to metric”. Non si trattò propriamente di un tradizionale errore di traduzione da un testo a un altro, ma piuttosto di un’errata conversione di unità di misura da parte dei programmatori del software, che portò a sua volta a un’erronea comunicazione di dati tra il centro di controllo e la sonda. L’esempio in questione tuttavia può dare un’idea dell’importanza della corretta manipolazione della unità di misura, anche in sede di traduzione, e dei danni che una lieve disattenzione di questo tipo può involontariamente causare.

2. ERRORI DA UTILIZZO DI TRADUZIONE AUTOMATICA

I primi esperimenti di traduzione automatica (essenzialmente di tipo rule-based) furono condotti negli Stati Uniti a partire dal 1949, ma è dal 1994, con la diffusione di Internet, che il settore della traduzione automatica (o MT = machine translation) trovò le sue prime applicazioni su larga scala. Negli ultimi anni poi l’avvento dell’intelligenza artificiale ha fatto compiere un salto di qualità ai motori di traduzione automatica e oggigiorno si sta gradualmente passando dalla traduzione automatica statistica alla traduzione automatica neurale.

Una trattazione dettagliata dei meccanismi di funzionamento della traduzione automatica esulerebbe dagli obiettivi del presente lavoro. Lo stesso discorso vale per la casistica di errori in cui può incorrere il processo di traduzione automatica.

Esempio eclatante di utilizzo acritico di un motore di traduzione automatica (Fonte: InnovaLang, 2018)

Esempio eclatante di utilizzo acritico di un motore di traduzione automatica (Fonte: InnovaLang, 2018)

Ad ogni modo, la regola generale per limitare il più possibile l’occorrenza di errori e i relativi effetti negativi consiste nell’adozione costante di un approccio critico nei confronti dell’output derivante dai processi di traduzione automatica. Occorre poi notare come nell’ambito della traduzione automatica, i sistemi di classificazione e di valutazione degli errori (cfr. capitolo seguente) possano essere molto utili per snidare le cause degli errori stessi e quindi apportare miglioramenti al motore di traduzione automatica. Inoltre l’accettabilità di un motore di traduzione automatica può essere stabilita sulla base del tempo mediamente impiegato dai post- editor per correggere i testi da esso prodotti.

3. CLASSIFICAZIONE DEGLI ERRORI DI TRADUZIONE

La definizione di errore di traduzione data da Marella Magris e citata da Federica Scarpa è la seguente: “qualsiasi fattore che incida negativamente sull’efficacia comunicativa della traduzione, ovvero sia sulla trasposizione delle intenzioni comunicative dell’autore, sia sull’effetto esercitato dal testo sul suo lettore” (2008).  La Scarpa distingue i vari fattori che condizionano in maniera negativa la qualità della traduzione favorendo la produzione di errori:

  • difficoltà di interpretazione del testo di partenza;
  • qualità scadente del testo di partenza;
  • mancanza di tempo;
  • pratiche di affidamento per delega della commessa traduttiva;
  • inadeguata competenza comunicativa del traduttore.

La classificazione degli errori di Mossop, citata dalla Scarpa, è costituita da quattro gruppi principali di errori, a loro volta suddivisi in 12 categorie.

Trasferimento di significato

  • accuratezza
  • completezza

Contenuto

  • logica
  • fattualità

Linguistico-stilistici

  • scorrevolezza
  • fruibilità
  • precisione
  • idiomaticità
  • correttezza

Presentazione

  • layout
  • formattazione
  • organizzazione

Gli errori di vario tipo inoltre possono essere anche classificati in base alla loro gravità. Una possibile scala di gravità, proposta dalla Scarpa, è la seguente.

Gravissimo:

  • che comporta fraintendimenti del testo che il destinatario del testo di arrivo non può cogliere;
  • ripetuto e/o in un punto visibile o sensibile del testo;
  • mancata considerazione di un errore grave fatta in precedenza dal revisore.

Grave:

  • che comporta lievi fraintendimenti del testo che il destinatario del testo di arrivo può cogliere;
  • lieve ripetuto e/o in un punto visibile o sensibile del testo;
  • mancata considerazione di un errore lieve fatta in precedenza dal revisore.

Lieve:

  • linguistico-stilistico che non cambia il senso o non risulta in un non-senso;
  • formattazione ed errori nella struttura del testo che lo rendono meno leggibile.

Questi e altri sistemi di classificazione e di valutazione oggettiva degli errori possono rivelarsi molto utili sia in ambito didattico, sia nell’ ambito della traduzione professionale (in particolare della traduzione tecnico-scientifica e della localizzazione). Ad ogni modo, mentre in ambito didattico l’interesse è rivolto principalmente alle cause degli errori, nell’ambito della traduzione professionale l’interesse è rivolto principalmente agli effetti degli errori stessi. Gli effetti di un errore di traduzione, e quindi la sua gravità, possono essere legati alle caratteristiche del documento (ossia alla sua funzione, alla sua importanza, alla sua diffusione, al contesto in cui viene utilizzato e alla tipologia di utenti a cui è indirizzato) oppure alla visibilità dell’errore stesso all’interno del documento.

Gli effetti di un errore di traduzione inoltre possono avere ripercussioni sul piano economico (ad esempio influenzando negativamente le vendite di un prodotto o la sua funzionalità) oppure giuridico (ad esempio in termini di responsabilità civile per danni a persone o cose oppure in termini di limitazione dell’ambito di protezione di un brevetto). Dal punto di vista comunicativo poi gli errori non andrebbero considerati singolarmente, bensì in rapporto agli effetti da essi prodotti sulla corretta comprensione del testo nella sua globalità e sulla corretta trasmissione del messaggio originale.

4. QUALITÀ E RESPONSABILITÀ DEL TRADUTTORE

Le norme che definiscono a livello internazionale gli standard di qualità e le procedure di certificazione dei sistemi di gestione per la qualità sono le norme della serie ISO 9000, recepite a livello italiano (e prima ancora europeo) dalle norme della serie UNI EN ISO 9000. Queste norme sono del tutto generali e possono essere applicate a qualunque tipo di azienda di qualunque settore merceologico. Le principali norme della serie sono le seguenti:

  • UNI EN ISO 9000:2015 – “Sistemi di gestione per la qualità – Fondamenti e vocabolario”.
  • UNI EN ISO 9001:2015 – “Sistemi di gestione per la qualità – Requisiti”.
  • UNI EN ISO 9004:2018 – “Gestione per la qualità – Qualità di un’organizzazione – Linee guida per conseguire il successo durevole”.

Nel settore della traduzione professionale, la norma di riferimento è al momento la UNI EN ISO 17100:2017 – “Servizi di traduzione – Requisiti del servizio” che ha recentemente sostituito la UNI EN 15038:2006. Il riassunto del contenuto della norma reperibile sul sito internet dell’UNI (Ente Italiano di Normazione) è la seguente: “La norma specifica i requisiti per i processi fondamentali, le risorse ed altri aspetti necessari alla fornitura di un servizio di traduzione di qualità che sia conforme alle specifiche applicabili. L’applicazione della norma permette inoltre al fornitore di servizi linguistici (TSP) di dimostrare la conformità degli specifici servizi di traduzione alla norma e la capacità dei propri processi e delle proprie risorse di fornire un servizio di traduzione che risponda alle specifiche del cliente e alle altre specifiche applicabili.  Le specifiche applicabili possono comprendere quelle del cliente, quelle dello stesso fornitore di servizi di traduzione (TSP) e quelle di codici, linee guida di migliori pratiche di qualsiasi tipo o quelle previste dalle normative vigenti con riferimento a questo settore. L’uso del prodotto grezzo (raw output) della traduzione automatica ed il post-editing rimane al di fuori dello scopo della norma. La norma non si applica ai servizi di interpretariato”.

La norma UNI EN ISO 17100:2017 in questione è anch’essa una norma di tipo generale incentrata sulla qualità del processo traduttivo più che sulla qualità del prodotto e quindi del singolo testo.

A livello del singolo testo, il livello di qualità atteso dipende dalle specifiche contrattuali che regolano il rapporto tra il committente e il cosiddetto “fornitore di servizi di traduzione” (inteso come agenzia di traduzione o come traduttore freelance). Il livello di qualità in particolare deve essere commisurato ai tempi di consegna, ai costi concordati e all’utilizzo che verrà fatto del testo in questione.

Mentre in ambito teorico didattico i parametri di qualità principali sono accuratezza e fruibilità, nell’ambito della traduzione professionale, la Scarpa individua due criteri principali in base al quale caratterizzare la qualità del testo tradotto:

  • adeguatezza (traduzione considerata come testo derivato dal testo di partenza);
  • accettabilità (traduzione considerata come testo indipendente nel contesto di arrivo).

L’attività di revisione, effettuata in un primo momento dal traduttore stesso (autorevisione) e in seguito anche da un revisore diverso dal traduttore, costituisce la principale attività di controllo della qualità della traduzione. La revisione effettuata da un altro traduttore prende il nome di revisione interna, mentre quella effettuata da uno specialista della materia, dotato delle opportune competenze linguistiche, prende il nome di revisione esterna. Sempre secondo la Scarpa, nell’ambito della traduzione specializzata, gli obiettivi dell’attività di revisione dovrebbero essere i seguenti:

  • controllo dell’accuratezza della terminologia e della completezza delle informazioni;
  • controllo dello stile e della correttezza linguistica;
  • controllo dell’aderenza della traduzione a un determinato house-style;
  • controllo dell’uniformità stilistica interna.

Bisogna sottolineare come le tecnologie di traduzione automatica e di traduzione assistita, laddove correttamente utilizzate, possano contribuire ad aumentare il livello di qualità di un testo tradotto, ma non possano mai prescindere dall’intervento di un professionista umano (traduttore, revisore o post-editor che sia). In particolare le tecnologie di traduzione assistita (CAT), all’apparenza più innocue rispetto alle tecnologie di traduzione automatica, se da un lato possono senz’altro migliorare la coerenza di un testo, dall’altro presentano il serio rischio di replicazione degli errori incidentalmente commessi dal traduttore in corrispondenza della prima occorrenza di una determinata espressione.

Per quanto riguarda la responsabilità del traduttore, a livello deontologico, la Scarpa distingue principalmente tra le due tipologie seguenti di responsabilità:

  • responsabilità testuale (legata alla qualità del testo tradotto);
  • responsabilità interpersonale (legata ai rapporti intercorrenti tra il traduttore e gli altri attori del processo traduttivo).

La responsabilità del traduttore va comunque ponderata in funzione delle condizioni al contorno, ad esempio in funzione delle specifiche e dei vincoli imposti dal committente e in funzione degli interventi effettuati da eventuali revisori sul testo tradotto.

Dal punto di vista giuridico, per quanto riguarda la definizione della responsabilità civile del traduttore per danni a persone o cose, l’eventuale inadeguatezza della prestazione professionale del traduttore viene valutata anche qui in base a parametri legati al testo e a parametri legati alle obbligazioni contrattuali verso il committente.

CONCLUSIONI

Gli errori, nel campo della traduzione come negli altri campi, non possono essere completamente eliminati ma vanno minimizzati, sia come numero, sia come entità. Gli errori e i fraintendimenti sono insiti nel processo traduttivo, così come nel processo comunicativo in generale. È fondamentale per il traduttore analizzare gli errori commessi in un’ottica di miglioramento continuo delle proprie prestazioni professionali.

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

 ERRORI DI TRADUZIONE CELEBRI

 Il “cammello” biblico

Capuano, R.C. (2013). 111 errori di traduzione che hanno cambiato il mondo. Viterbo: Stampa Alternativa.

Ravasi, G. (2012). “Il cammello e la cruna”. Famiglia Cristiana. http://www.famigliacristiana.it/blogpost/il-cammello-e-la-cruna.aspx

Il “cavallo” di Troia
Tiboni, F. (2016). “The Dourateos Hippos from allegory to Archaeology. A Phoenician Ship to break the Wall (Abstract)”. Archeologia Maritima Mediterranea. https://www.academia.edu/26945391/F._Tiboni_2016_The_Dourateos_Hippos_from_allegory_to_Archaeology._A_Phoenician_Ship_to_break_the_Wall_in_Archeologia_Maritima_Mediterranea_13.2016_pp._91-104

Capuano, R.C. (2018). “Il cavallo di Troia che era una nave”. https://www.romolocapuano.com/wp-content/uploads/2018/02/Il-cavallo-di-Troia-che-era-una-nave.pdf

Cionci, A. (2017). “Il mito del cavallo di Troia? L’archeologo: In realtà era una nave”, La Stampa. http://www.lastampa.it/2017/11/01/cultura/cade-il-mito-del-cavallo-di-troia-in-realt-era-una-nave-Kp8VGrSBy5yTIgara5cmHM/pagina.html

Pomella, A. (2017). “Che sia un cavallo o una nave, il mito dell’Hippos di Troia resterà infrangibile”. Il Fatto Quotidiano. https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/11/02/che-sia-un-cavallo-o-una-nave-il-mito-dellhippos-di-troia-restera-infrangibile/3952821/

Anon. (2018). “Il cavallo di Troia? Una clamorosa fake news dell’antichità”. Archeologia voci dal passato. https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2018/02/19/tourisma-2018-il-cavallo-di-troia-una-clamorosa-fake-news-dellantichita-larcheologo-navale-tiboni-omero-non-ha-mai-scritto-di-un-cavallo-ilio-fu-vinta-con-lin/

La missione spaziale Mars Climate Orbiter
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Cattaneo, M. (2017). “La misura del mondo”. Le Scienze. http://www.lescienze.it/edicola/2017/03/31/news/la_misura_del_mondo-3470559/?refresh_ce

ERRORI DA UTILIZZO DI TRADUZIONE AUTOMATICA

Brusasco, P. (2018). “La traduzione automatica”. Tradurre. https://rivistatradurre.it/2018/05/la-traduzione-automatica/

Fondazione Milano (2017). “Traduttori umani o traduzione automatica neurale?”. http://www.fondazionemilano.eu/blogpress/weaver/2017/06/24/traduzione-automatica-neurale/

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CLASSIFICAZIONE DEGLI ERRORI DI TRADUZIONE – QUALITÀ E RESPONSABILITÀ DEL TRADUTTORE

Scarpa, F. (2008). La traduzione specializzata. Un approccio didattico professionale. Milano: Ulrico Hoepli Editore.

UNI Ente Italiano di Normazione Catalogo Norme. “UNI EN ISO 17100:2017 – Sommario”. (Data di consultazione: 06/07/2018).  http://store.uni.com/catalogo/index.php/uni-en-iso-17100-2017.html